Stamani ho assistito ad una bella manifestazione. In piazza Corvetto l'instancabile Franco Bampi ha inaugurato una targa dedicata al Sacco di Genova, datato aprile 1849. Questa storia non è molto famosa, occorre ritornare a tempi che ormai si reputano lontani, sepolti tra pagine di storia d'Unità d'Italia e che difficilmente in città si raccantano. Brevemente i fatti furono questi.
In seguito all'armistizio firmato il 25 marzo 1849 a Vignale (quartiere di Novara) da Vittorio Emanuele II di Savoia, succeduto al padre Carlo Alberto per colpa della sconfitta di quest'ultimo a Novara, ed il generale austriaco Josef Radetzky, nel capoluogo ligure il malcontento popolare sfociò nei cosiddetti moti di Genova. In seguito ai tumulti che portarono ad una momentanea restaurazione di un governo autonomo nell'antica (e rimpianta dagli abitanti dell'epoca) capitale della Repubblica di Genova, il generale Alfonso La Marmora venne inviato a sedare la rivolta.
Dopo alcuni giorni di violenti scontri, il 5 aprile la città venne bombardata per trentasei ore, senza alcun preavviso, in netta violazione del diritto internazionale. Un vascello inglese, il Vengeance, comandato da Lord Hardwicke, intervenne a favore dei piemontesi cannoneggiando la città, i soldati di sua maestà britannica presero la batteria del molo e da lì continuarono il bombardamento. La Marmora, giunto di fronte alla porta della Lanterna, simbolo cittadino, fingendo di voler trattare con gli assediati, attaccò senza preavviso i difensori conquistando la posizione. I piemontesi conquistarono con l'inganno anche il palazzo del Principe e dopo una notte di strenua resistenza i difensori di Villa Bonino dovettero cedere a duecento bersaglieri.
Durante il pesante bombardamento del 5 aprile le truppe piemontesi presero di mira le abitazioni civili e persino l'ospedale di Pammatone (già Portoria ed oggi Piccapietra), sparando a raffica dalle batterie di San Benigno; gli inglesi, dal canto loro, continuarono il bombardamento, in particolare della zona di San Teodoro. I genovesi riuscirono a resistere fino all'11 aprile all'occupazione della città da parte di un esercito di 25.000-30.000 uomini.
Durante questo periodo, la soldataglia, con ammirevoli eccezioni come narrato dall'anonimo di Marsiglia, si abbandonò alle più meschine azioni contro la popolazione civile, violentando donne ed uccidendo padri di famiglia e fratelli che si opponevano allo scempio, sparando alle finestre alla gente che vi si affacciava e correndo per le strade al grido di " i Genovesi son tutti Balill (riferendosi alle gesta del giovane irredentista Giovan Battista Perasso celebre per il grido di rivolta Che l'inse?), non meritano compassione, dobbiamo ucciderli tutti"; oppure: "denari, denari o la vita ". (fonte Wikipedia)
Ecco alcune immagini della cerimonia di stamattina:
In seguito all'armistizio firmato il 25 marzo 1849 a Vignale (quartiere di Novara) da Vittorio Emanuele II di Savoia, succeduto al padre Carlo Alberto per colpa della sconfitta di quest'ultimo a Novara, ed il generale austriaco Josef Radetzky, nel capoluogo ligure il malcontento popolare sfociò nei cosiddetti moti di Genova. In seguito ai tumulti che portarono ad una momentanea restaurazione di un governo autonomo nell'antica (e rimpianta dagli abitanti dell'epoca) capitale della Repubblica di Genova, il generale Alfonso La Marmora venne inviato a sedare la rivolta.
Dopo alcuni giorni di violenti scontri, il 5 aprile la città venne bombardata per trentasei ore, senza alcun preavviso, in netta violazione del diritto internazionale. Un vascello inglese, il Vengeance, comandato da Lord Hardwicke, intervenne a favore dei piemontesi cannoneggiando la città, i soldati di sua maestà britannica presero la batteria del molo e da lì continuarono il bombardamento. La Marmora, giunto di fronte alla porta della Lanterna, simbolo cittadino, fingendo di voler trattare con gli assediati, attaccò senza preavviso i difensori conquistando la posizione. I piemontesi conquistarono con l'inganno anche il palazzo del Principe e dopo una notte di strenua resistenza i difensori di Villa Bonino dovettero cedere a duecento bersaglieri.
Durante il pesante bombardamento del 5 aprile le truppe piemontesi presero di mira le abitazioni civili e persino l'ospedale di Pammatone (già Portoria ed oggi Piccapietra), sparando a raffica dalle batterie di San Benigno; gli inglesi, dal canto loro, continuarono il bombardamento, in particolare della zona di San Teodoro. I genovesi riuscirono a resistere fino all'11 aprile all'occupazione della città da parte di un esercito di 25.000-30.000 uomini.
Durante questo periodo, la soldataglia, con ammirevoli eccezioni come narrato dall'anonimo di Marsiglia, si abbandonò alle più meschine azioni contro la popolazione civile, violentando donne ed uccidendo padri di famiglia e fratelli che si opponevano allo scempio, sparando alle finestre alla gente che vi si affacciava e correndo per le strade al grido di " i Genovesi son tutti Balill (riferendosi alle gesta del giovane irredentista Giovan Battista Perasso celebre per il grido di rivolta Che l'inse?), non meritano compassione, dobbiamo ucciderli tutti"; oppure: "denari, denari o la vita ". (fonte Wikipedia)
Ecco alcune immagini della cerimonia di stamattina:
2 commenti:
Perche non:)
molto intiresno, grazie
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