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mercoledì 22 ottobre 2008

Chi ricorda Calamandrei?

Io sono uno studente universitario, da ormai 4 anni pago regolarmente (e non mi vergogno a dirlo) circa 550-600 euro per l'istruzione in via Balbi. Questi soldi hanno fruttato qualcosa, o almeno il foglio intestato con effige della Repubblica Italiana in bacheca racconta questo. Come tutti sanno da alcune settimane in ambito universitario c'è tumulto, assemblee, cortei, slogan vecchi come il cucco, buone idee e solo desio di "cazzeggio". Gli studenti di scienze politiche sciamano verso i palazzi di via Balbi mostrando una kefiah appena comprata dal mercatino di Sottoripa e urla da un megafono tenuto storto, in quanto contestatore alla moda. Quello che chiedo ai miei colleghi è di non farsi fregare (scusatemi il termine duro) da chi spera che si cada nei soliti "chi non salta..." e "ministro figlio di p." cantato ritmicamente, questa volta ci sono numeri e motivazioni che, da sole, bastano a giustificare questa alzata di scudi, fatta non solo da studenti lazzaroni ma anche da docenti, di cui molti rispettabilissimi professionisti, che ho avuto il piacere di avere come esaminatori.
Per strizzare l'occhio alla vecchia teoria della ciclicità degli eventi temporali vorrei citarvi Piero Calamandrei, di cui forse i più "esperti" di storia contemporanea ricorderanno il nome. Costui dal 1915 in avanti si occupò di giurisprudenza dalle cattedre universitarie di mezza Italia e, in aperto conflitto con il nascente regime fascista fu uno dei pochi professori e avvocati che non ebbe né chiese la tessera del Partito Nazionale Fascista continuando sempre a far parte del movimento antagonista. Di lui vorrei ricordare due frasi abbastanza famose, tenute durante il III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN) a Roma in data 11 febbraio 1950:

"Cari colleghi, noi siamo qui insegnanti di tutti gli ordini di scuole, dalle elementari alle università [...]. Siamo qui riuniti in questo convegno che si intitola alla Difesa della scuola. Perchè difendiamo la scuola? [...] Difendiamo la scuola democratica: la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perchè questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà [...]. La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l'ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue.[...] A questo serve la democrazia, permette ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perchè solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali. [...]"

Lordtiranus

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